Giuliana Zani membro SLPcf e AMP

René Magritte – La saignée (1938-39) – Gouache su carta – Museum Bojimans Van Beuningen – Rotterdam

L’entrata nello studio di un analista non è un’entrata in analisi ma appena varcata quella soglia si incontra qualcosa di inedito. Ben presto ci si accorge che non è lì per dare risposta alla domanda di qualcosa: potrà così diventare operativa una domanda sottintesa, intransitiva, che animerà il lavoro di transfert. Si potrà cominciare a intravedere che non sarà l’analista a dare una risposta sulle cause del proprio malessere e che questo sarà piuttosto interrogato, messo in forma, che lì c’è un dire ancora in sospeso, in attesa di essere formulato.

Durante i colloqui preliminari l’analista accompagna l’analizzante in fieri verso un diverso modo di intendere ciò di cui si lamenta, o meglio, verso la possibilità di intendere che c’è qualcosa da intendere, un sapere che lo riguarda, in ciò che fa per lui disordine e sofferenza. Che è implicato in ciò di cui si lamenta. Questo tempo di accompagnamento e di messa in forma dell’inconscio ha sicuramente effetti terapeutici e in alcuni casi può aprirsi la porta di un’analisi.

L’entrata implica un passaggio, l’oltrepassare una soglia. In francese franchir che contiene ‘frangere’, infrangere, e al tempo stesso evoca un ‘rendere franco, affrancare’. Che cosa si infrange e da che cosa ci si affranca? Qual è il passaggio? Che cosa si può verificare per determinare che sia avvenuto? Una prima risposta: qualcosa mostra, fa segno all’analista che il soggetto ha la possibilità di infrangere e affrancarsi dal senso e dalle significazioni che si ripetono e alimentano il sintomo. E questo grazie all’illusione, come dice J. A. Miller in Scansioni, necessaria, del soggetto supposto sapere, l’illusione cioè che il sapere sia già là. “La trasformazione dell’inizio dell’analisi”, afferma, “consiste nel passaggio da S2 al soggetto supposto sapere”. Il passaggio cioè da un sapere senza soggetto a un sapere al quale si suppone un soggetto.

Spetta all’analista determinare quando avviene l’entrata, cogliere il momento giusto per renderlo significativo di un passaggio. Può trattarsi per esempio di un sogno – la messa in forma di una divisione, di un non sapere su di sé – che sorprende il soggetto in quanto portatore di un interrogativo inusuale e dal senso opaco ma che lo interroga, oppure di un significante che si ripete: che cosa vuol dire che mi riguarda? mostrando così che la credenza nell’inconscio è divenuta operativa: un interrogativo che l’analista non manca l’occasione di segnalare, di significare come passaggio, entrata, distogliendo l’attenzione dalla sofferenza e rivolgendola verso qualcosa che non si sa leggere, dirigendo altrove la soddisfazione.

Alfredo Zenoni nell’articolo L’entrée par le transfert[1], afferma che solo con il Seminario XVII Lacan delucida come si debba intendere l’entrata: un cambiamento di discorso. Ciò che si infrange e da cui ci si affranca, possiamo anche dire, l’infrazione che ci si auspica possa verificarsi, riguarda il passaggio da un discorso a un altro che segna un cambiamento nella posizione del soggetto, della sua enunciazione. Per questo occorre che l’enunciato della sofferenza prenda la forma di una questione, che si formuli nel registro del sapere. Che la sofferenza “prenda la forma di un effetto di ignoranza sulla propria verità”: il soggetto si sposta così dalla posizione che ha nei colloqui preliminari, fase comunque necessaria in cui interroga l’Altro sul proprio disagio, a una posizione in cui egli stesso è messo al lavoro a partire dalla propria divisione. “L’entrata nel discorso analitico presuppone l’annodamento tra un insopportabile in sé e una questione su di sé”: il sintomo può diventare allora la porta d’entrata per cogliere qualcosa che lo riguarda e la domanda terapeutica trasformarsi in domanda di analisi.

Al di là della varietà delle modalità di entrata, essa segna il passaggio del soggetto all’infrazione e all’affrancamento della e dalla sofferenza con la quale non fa più tutt’uno, essendosi installata la credenza che da essa sia possibile estrarre un sapere su di sé.

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[1] https://www.lacan-universite.fr/lentree-par-le-transfert/